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<titleStmt>
<title>Dialogue sur la peinture de Lovis Dolce, intitulé l'Aretin. Dans le quel on traitte de l'excellence de la peinture, e de toutes les qualités necessaires au bon peintre: avec les exemples des peintres anciens, e modernes: à la fin on y parle du merite, e des ouvrages du divin Titien.
</title>
<author xml:id="TT">Lodovico Dolce</author>
<sponsor>Google</sponsor>
<principal>Google</principal>
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<resp>Codifica TEI</resp>
<resp>trascrizione</resp>
<name >Luana Lattanzio</name>
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<resp>revisione Codifica TEI</resp>
<resp>revisione trascrizione</resp>
<name>Rachele Pelusi</name>
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<publisher>Google</publisher>
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<p>Questo testo è liberamente scaricabile e consultabile online</p>
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<date>23 settembre 2013</date>
<idno type="OCLC">955481233</idno>
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<note>Basato sulla copia della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, digitalizzato da Google.</note>
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<monogr>
<title>Dialogo della pittura di M. Lodovico Dolce, intitolato l'Aretino. Nel quale si ragiona della dignità di essa pittura. Con esempi di pittori antichi e moderni: e nel fine si fa menzione delle virtù, e delle opere del divin Tiziano</title>
<author>Lodovico Dolce</author>
<imprint>
<date>1735</date>
<publisher>per Michele Nestenus e Francesco Moucke</publisher>
<pubPlace>Firenze</pubPlace>
<editor>Michele Nestenus e Francesco Moucke</editor>
</imprint>
<extent>308 p.</extent>
</monogr>
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<projectDesc>
<p>Testo codificato nell'ambito del progetto Veneziatico come fonte bibliografica e testimonianza delle opere di Tiziano e del contesto in cui furono realizzate.</p>
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<taxonomy id="CDD">
<bibl>Classificazione Decimale Dewey</bibl>
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<profileDesc>
<creation xml:id="opera">
testo digitale di una ristampa di un'opera del
<date>1557</date>edita a
<name type="luogo">Venezia, Italia</name> da
<name type="persname">Giolito</name>
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<langUsage>
<language ident="it.">Italiano</language>
<language ident="fr.">Francese</language>
</langUsage>
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<keywords scheme="CDD">
<term>709.45311 - Arte veneziana</term>
<term>755.20945 - Pittura di soggetti religiosi e simbolismo religioso. Cristinità. Italia</term>
</keywords>
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<listCh type="characters-dialogo">
<charachter xml:id="PA">
<chName sameAs="http://viaf.org/viaf/66609417">Pietro Artetino</chName>
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<chName sameAs="http://viaf.org/viaf/73050249">Giovan Francesco Fabrini</chName>
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<text xml:lang="it">
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<div type="sezione">
<sp WHO="#GFF">
<speaker>Fab.</speaker>
<p>. Intendo che Giorgione ebbe a dire che Tiziano insino nel ventre di sua madre era pittore </p>
</sp>
<sp WHO="PA">
<speaker>Aret.</speaker>
<p>Non passò molto che gli fu data a dipingere una gran tavola all’altar grande della
<term>chiesa de’ Frati Minori</term>,
ove Tiziano, pur giovanetto, dipinse a olio
<term>la Vergine che ascende al cielo</term>
fra molti angioli che l’accompagnano, e di sopra lei affigurò un Dio Padre attorniato da due angioli. Par veramente che ella ascenda, con un volto pien d’umiltà, e il panno vola leggiadramente. Nel piano sono gli Apostoli, che con diverse attitudini dimostrano allegrezza e stupore, e sono per la maggior parte maggiori del vivo. E certo in questa tavola si contiene la grandezza e terribilità di Michelagnolo, la piacevolezza e venustà di Rafaello, et il colorito proprio della natura. E tuttavia questa fu la prima opera publica ch’egli a olio facesse, e la fece in pochissimo tempo, e giovanetto. Con tutto ciò i pittori goffi e lo sciocco volgo, che insino alora non avevano veduto altro che le cose morte e fredde di
<term>Giovanni Bellino</term>,di
<term>Gentile</term>e
<term>del Vivarino</term> (perché
<term>Giorgione</term> nel lavorare a olio non aveva ancora avuto lavoro publico e per lo più non faceva altre opere che mezze figure e ritratti), le quali erano senza movimento e senza rilevo, dicevano della detta tavola un gran male. Dipoi, raffreddandosi la invidia et aprendo loro a poco a poco la verità gli occhi, cominciarono le genti a stupir della nuova maniera trovata in Vinegia da
<term>Tiziano</term>,
e tutti i pittori d’indi in poi si affaticarono d’imitarla; ma, per esser fuori della strada loro, rimanevano smarriti. E certo si può attribuire a miracolo che Tiziano, senza aver veduto alora le anticaglie di Roma, che furono lume a tutti i pittori eccellenti, solamente con quella poca favilluccia ch’egli aveva scoperta nelle cose di
<term>Giorgione</term>,
vide e conobbe la idea del dipingere perfettamente.</p>
</sp>
<sp WHO="#GFF">
<speaker>Fab.</speaker>
<p> È proverbio de’ Greci antichi che a tutti non è dato ire a Corinto. E voi avete detto che ’l dipinger bene è cosa da pochi. </p>
</sp>
<sp WHO="PA">
<speaker>Aret.</speaker>
<p>Aveva oggimai
<term>Tiziano</term>
per le sue opere acquistata tanta fama, che non era gentiluomo in Vinegia, che non procurasse di aver qualche ritratto o altra invenzione di sua mano; e gli fur date a fare in più chiese diverse opere, come, nella medesima de’ Frati Minori, da que’ chiarissimi gentiluomini da
<term>Ca’ Pesaro una tavola all’altare</term> ove è un pilo per l’acqua santa con una
<term>figurina di marmo di San Giovanni Battista</term>, fatta dal
<term>Sansovino</term>.
Nella qual tavola fece
<term>Tiziano</term> una Madonna che siede col fanciullo, il quale tiene una delle gambe leggiadramente alzata e posa il piè dell’altra sopra l’una delle mani della Madonna, inanzi alla quale è un San Pietro di aspetto venerabile, che, volto a lei, mette l’una mano sopra un libro aperto che tiene nell’altra mano, e le chiavi gli sono presso a’ piedi. Evvi un San Francesco et un armato con una bandiera, con alcuni ritratti de’ Pesari, che paion veri.</p>
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